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sabato 26 ottobre 2013

45 VINI PER MEGLIO CONOSCERE LA FRANCIA: BORDEAUX (di Antonio Lagravinese)

Il giorno 7  ottobre si è svolta la prima serata del terzo modulo del corso organizzato da VOG sulla enologia francese dedicata al Bordeaux.
Il Bordeaux rappresenta la nobiltà della Francia, terra dei grandi Chateaux e di quel vino che è forse assurto al ruolo di paradigma dell’eccellenza.
A coadiuvare Luca Bandirali e Delfina Piana è stato chiamato per l‘occorrenza Fabio Balan, co-titolare dell’Azienda Balan, specializzata nella produzione, trasformazione e commercializzazione di vini e grande esperto dell’enologia francese. La degustazione si è avvalsa anche del prezioso supporto di Dennis Barbieri, Agente per Balan sul territorio.


La produzione del vino in Bordeaux risale all'epoca romana ma è solo dall'inizio del 1600 che inizia la vera fortuna, grazie al commercio da parte degli olandesi ed all'aprirsi del mercato inglese che fu il vero artefice del successo del nuovo “claret francese” come veniva soprannominato questo vino. Puntando molto sull'esportazione, questo territorio iniziò a prestare particolare attenzione alla qualità per sganciarsi dall'immagine delle vendite sfuse che fino a quell'epoca rivestivano la totalità del commercio. Il presidente del parlamento di Bordeaux inizia a proporre il vino della sua tenuta come prodotto di marca e ad un prezzo molto più elevato, il suo nome era Arnaud Pontac e la sua tenuta si chiamava Haut Brion. Proprio di Haut Brion è, nel 1663, la prima etichetta ufficiale di una bottiglia di Bordeaux. In occasione dell'Esposizione universale di Parigi nel 1855, la Camera di Commercio di Bordeaux stilò una classifica dei migliori vini della zona del Medoc; tale classifica divideva i vini i cinque gruppi, dai Premiers ai Cinquiemes Crus. Il gruppo dei Premiers Crus comprendeva solo quattro produttori: Haut Brion, Lafite, Latour e Margaux. Tale classifica è rimasta immutata fino ai giorni nostri, fatta eccezione per l'inserimento tra i Premiers Crus di Mouton-Rothschild nel 1973.

Il terreno di Bordeaux si caratterizza per la vicinanza con l'Oceano Atlantico e quindi l'influenza mitigatrice delle Corrente del Golfo, le foreste dell'Aquitania offrono protezione contro i venti marini e l'azione termoregolatrice dei due corsi d'acqua che attraversano la regione cioè la Dordogna e la Garonna.

Schematicamente il Bordeaux può essere diviso in tre macro-aree: la riva a destra della Dordogna con predominanza di uve Merlot, la riva sinistra della Garonna caratterizzata da  uso predominante del Cabernet Sauvignon ed Entre-Deux-Mers compresa tra i due fiumi che è il polmone produttivo del Bordeaux in termini di quantità, molto meno come livello qualitativo medio.

La riva sinistra è a sua volta suddivisa in due aree: il Medoc a nord di Bordeax e le Graves a sud. La zona delle Graves è la  patria dei vini dolci Sauternes ma vengono prodotti anche vini bianchi e rossi ed è l'unica zona di Bordeaux nella quale si trovano tutte le tipologie di vini. Anche il Medoc è a sua volta suddiviso in Haut Medoc (la parte sud) e Bas Medoc (la parte più settentrionale della zona) In questo caso le indicazioni “Bas” ed “Haut” hanno una connotazione qualitativa e non geografica. L'Haut Medoc è la zona nella quale si trovano le denominazioni quali Margaux, St-Julien, Pauillac, St-Estephe e Listrac. Il segreto di questo territorio, oltre al clima, risiede nella particolare conformazione del terreno costituito da numerosi strati sedimentari che alternano sabbia, argilla e ghiaia, obbligando la vite a spingersi con le radici in profondità alla ricerca dell'acqua perfettamente drenata verso il sottosuolo.

La riva destra ha una connotazione un po' più “anarchica”, terreni ghiaiosi o gesso-argillosi e  con classificazioni meno rigide o totalmente assenti. La zona di Saint-Emilion ha una organizzazione che prevede all'apice i 17 Premier Grand Crus Classé e che viene periodicamente rivisitata mentre le zone di Pomerol e Cotes de Castillon non hanno alcun tipo di classificazione.


Inquadrato il territorio partiamo con la degustazione:

CLOS DE JACOBINS 2007 Saint Emilion Grand Cru

Saint Emilion si appoggia su un altopiano calcareo con un clima molto meno oceanico della zona del Medoc e per questo motivo più adatto alla coltivazione del Merlot che ha sempre una presenza predominante nei vini di questa zona. Altra peculiarità è il maggior utilizzo del Cabernet Franc rispetto al Cabernet Sauvignon.

Clos de Jacobins si avvale delle mano dello stesso tecnico di Chateau Angelus, produttore simbolo di Saint Emilion. Il bicchiere rivela un vino dal colore rubino ma con riflessi ancora violacei. Un naso austero e restio ad aprirsi. Si individuano sentori di frutta, cacao e spezie ma anche cuoio e poi liquirizia. Il tannino è preciso, tagliente ma comunque elegante. Il taglio prevede l'utilizzo dell'80% di Merlot, 18% di Cabernet Franc e 2% di Cabernet Sauvignon. La decisa nota sapida e minerale denuncia una sicura attitudine all'invecchiamento.

COS D'ESTOURNEL 2007 Saint Estephe Deuxieme Grand Cru Classé

Saint Estephe è  il comune più a nord di quelli che  costituiscono il cuore dell'Haut Medoc. E' la patria del Cabernet Sauvignon e, tra i vini del Bordeaux, è la zona che fornisce prodotti più cupi, misteriosi, con più massa e che necessitano di più tempo per maturare.

Cos d'Estournel ha avuto grande successo commerciale nelle Indie Inglesi e, per migliorare ulteriormente la propria penetrazione in quel mercato, ha utilizzato lo stratagemma commerciale di addobbare la struttura architettonica con pagode e statue di elefanti.

Rispetto al campione precedente il naso è ancora più chiuso ma più penetrante. Il tannino è molto più aggressivo e maggiore è anche l'acidità e la sapidità. Le note vegetali sono molto più marcate mentre quasi assenti quelle terziarie. La composizione è del 85% di Cabernet Sauvignon, 12% di Merlot e 3% di Cabernet Franc. Al riassaggio dopo una maggiore ossigenazione si sviluppano note mentolate e netti sentori balsamici.

CHATEAU PICHON LONGUEVILLE COMTESSE DE LALANDE 2007 Pauillac Deuxieme Grand Cru Classé

Pauillac, in termini di qualità, è sicuramente il comune migliore del Bordeaux in quanto sede di ben tre dei cinque Premiers Grand Crus Classé. Ciò che stupisce è però l'estrema eterogeneità dei vini di questa zona. L'area è pertanto molto complicata e deve essere attentamente studiata e capita. Pur semplificando eccessivamente, si passa dall'assoluta perfezione di Chateau Lafite alla straordinaria mineralità di Chateau Latour passando dall'esuberanza quasi californiana di Mouton-Rothschild. Sono comunque vini tendenzialmente austeri, molto complessi e che terzializzano molto presto, pur mantenendo una capacità di invecchiamento quasi impareggiabile.

Il vino in degustazione rappresenta la versione più “femminile” di questa zona e non solo perché la proprietà di questa cantina è quasi sempre stata di nobildonne, prima di passare definitivamente in mano al gruppo Roederer. Il Cabernet Sauvignon partecipa per un 58% unito al 36% di Merlot, al 4% di Petit Verdot ed al 2% di Cabernet Franc. Il vino è molto largo in bocca, ma ritroso,  si notano numerose sfaccettature, pur se ancora in fase embrionale con un tannino elegante ed una nota in bocca estremamente carezzevole.

CHATEAU BELGRAVE 2007 Haut-Medoc Cinquiemes Grand Cru Classé

Questa cantina sorge al confine con la zona di Saint Julien, le viti affondano le radici in uno spesso strato di ciottoli disposto su un sottofondo argilloso e si affida attualmente alla guida di uno degli enologi di punta del momento a livello mondiale: Michel Rolland. Il Cabernet Sauvignon è la parte predominante del taglio con una percentuale del 60%, completano la composizione il 37% di Merlot e il 3% di Petit Verdot. L'assaggio rivela il vino sicuramente più immediato tra quelli degustati fino a questo momento. Una piacevolissima nota fruttata di more e ciliege, una astringenza contenuta che dona eleganza con ottimo equilibrio grazie alla componente fresca e minerale. Un prodotto sicuramente di altissima qualità ma che difetta forse di personalità; anche al riassaggio, dopo lunga ossigenazione, rimane esattamente uguale a se stesso.

CHATEAU PALMER 2007 Margaux Troiseme Grand Cru Classé

La zona di Margaux è quella dotata di più fragranza e raffinatezza nel Medoc, caratteristiche donate dal terreno più magro, ricco di ciottoli che assicurano un perfetto drenaggio al terreno. La difficoltà commerciale risiede nel fatto che in questa denominazione si raggiungono punte di assoluta eccellenza nei grandi nomi mentre la massa dei vini non è altrettanto significativa.

Oltre all'assoluto valore del Premier Grand Cru Classé Chateau Margaux un altro produttore che stabilmente si colloca nell'eccellenza assoluta e Chateau Palmer, nonostante la classificazione sembrerebbe penalizzarlo. Forse non a caso i terreni dei due Chateaux sono contigui. Il vino di questa cantina, che prende il nome dal fondatore, l'ufficiale inglese Charles Palmer, è caratterizzato dalla frequente maggioranza di Merlot nella composizione del vino. Nel 2007 le percentuali sono del 49% di Merlot, 44% di Cabernet Sauvignon e 7% si Petit Verdot. Naso e bocca concordi nell'eccellente nitidezza e complessità di sentori. Tannini ben presenti ma elegantissimi, la frutta dona facilità di beva mentre la liquirizia ed il cacao lasciano presagire future e straordinarie evoluzioni grazie alla eccezionale sapidità e vibrante vena minerale. Stupisce il finale vellutato con un  lunghissimo e piacevolissimo retrogusto tostato.

CHATEAU HAUT -BRION 2007 Pressac-Leognan Premier Grand Cru Classé

La zona ha un solo particolarmente arido e ricco di sabbia, caratteristiche da sempre molto amate dalla vite e che permetto alla pianta produzioni di altissimo livello qualitativo.

Come abbiamo visto in precedenza a questa cantina si deve in qualche modo la nascita del Bordeaux e quando nel 1855 fu stilata la classificazione  dei vini del Medoc, lo Chateau Haut-Brion era indiscutibilmente IL MITO. L'annata 2007 è composta per il 43% dal Merlot, 44% di Cabernet Sauvignon e 13% di Cabernet Franc; quando le annate sono particolarmente buone, aumenta ulteriormente la quota di Cabernet Sauvignon in quanto è un uva che riesce a donare maggiore complessità e superiore potenziale di invecchiamento. Il Merlot è un vitigno che fornisce sempre dei buoni sentori fruttati ma difficile da trattare perchè se l'estrazione è leggera non si ottengono tannini adeguati, se viceversa l'estrazione viene prolungata eccessivamente, cede note amare molto sgraziate. La stoffa di questo vino è quella di un assoluto fuoriclasse: armonia, potenza, lunghezza e straordinario spettro olfattivo e gustativo. Frutta fresca e disidratata, caffè, cacao, tabacco dolce e rabarbaro. Tannino graffiante ma al contempo equilibrato, sapidità e mineralità a garanzia di straordinarie capacità di affinamento.

CHATEAU PICHON LONGUEVILLE COMTESSE DE LALANDE 1995 Pauillac Deuxieme Grand Cru Classé

Dopo la degustazione “orizzontale” dell'annata 2007, indispensabile per meglio comprendere le differenze dei territori senza la variabilità del clima, facciamo un salto indietro di 12 anni per verificare le capacità evolutive di questi vini. Stupisce la straordinaria freschezza di questo vino che si può senza dubbio definire ancora giovane. La morbidezza è immutata ma la frutta fresca si trasforma in una marasca prepotente sostenuta da una straordinaria vena minerale e balsamica. Il colore è ancora un rosso rubino che non mostra segni di cedimento, un vino che avrà ancora molto da dire in futuro.

CHATEAU LAGRANGE 1988 Saint Julien Troisieme Grand Cru Classé

Saint Julien è uno dei comuni del Medoc con la minor produzione, tuttavia è la zona con il maggior numero di Crus Classé di qualsiasi altro comune del Bordolese, questo a testimoniare la straordinaria vocazione vitivinicola di questo territorio, grazie alla vigne ottimamente esposte lungo la valle della Gironda.

L'assaggio mostra una trama molto fitta, quasi densa; il primo impatto svela note di cuoio, funghi castagne e muschio cui si susseguono sentori balsamici che schiudono la strada alle fragranze fruttate di mora e frutta rossa. Il finale si richiude sulle spezie, tabacco e caffè. Questa volta il Cabernet Sauvignon detta legge con una percentuale del 65%, 28% il contributo del Merlot e 7% il Petit Verdot. Il colore è cupo, quasi impenetrabile, la mineralità intatta e la sapidità sempre presente testimoniano un vino nel pieno delle propria maturità con ancora spazio per future e migliori evoluzioni.

Il nostro viaggio nel Bordeaux volge al termine, la serata è stata straordinaria, abbiamo degustato otto Bordeaux di  valore con invecchiamento fino a 25 anni! La nostra guida turistica, Fabio Balan, si è particolarmente distinto, oltre che per l'ovvia competenza, per simpatia e disponibilità. Grazie alla sua capacità di sintetizzare con precise pennellate le caratteristiche peculiari dei vari territori e grazie alla selezione di bottiglie estremamente esemplificative, è riuscito a trasmettere la valenza di una denominazione molto complessa e diversificata. Se il Bordeaux è diventato un mito planetario non è avvenuto per caso. Questo territorio, nelle sue espressioni migliori, è in grado di fornire vini che hanno una capacità di invecchiamento forse senza eguali al mondo. La sinergia tra la potenza del Cabernet Sauvignon, il fruttato del Merlot, l'eleganza del Cabernet Franc e la speziatura del Petit Verdot ha raggiunto in questo angolo di Francia dei risultati che sono stati oggetto di imitazione in ogni regione vitivinicola del pianeta, il più delle volte con risultati assolutamente non paragonabili in quanto equilibrio tra potenza, eleganza, finezza, personalità e longevità.
Un altro messaggio che è passato molto chiaro è come il Bordeaux  sia una zona geografica più che enologica in quanto la produzione è estremamente eterogenea; le percentuali dei vitigni variano enormemente sia al variare della zone, sia, all’interno della stessa zone al variare del produttore sia, da ultimo, per lo stesso produttore al variare dell’annata. Le stesse note varietali dei vitigni si modificano in funzione dei diversi terreni sui quali vengono allevati. Probabilmente il denominatore comune, sui prodotti di punta, è la notevole attitudine all’invacchiamento.

Bere Bordeaux è un impegno economico non indifferente, i costi di queste bottiglie, capaci di sfidare senza timore i decenni sono molto impegnativi e da Fabio Balan ci sono state fornite anche alcune “dritte” per selezionare prodotti con un buon equilibrio tra qualità e prezzo. Sicuramente sono vini che richiedono da parte nostra la pazienza di attendere che sviluppino appieno il loro potenziale; i grandi Chateaux sulla lunga distanza diventano semplicemente immensi. Nonostante le normali ed ovvie vicissitudini societarie dei vari produttori, ancora oggi, con poche eccezioni, la classificazione del 1855 si dimostra assolutamente attendibile, soprattutto quando i vini affrontano lunghi anni di affinamento prima di essere degustati. Ciò significa semplicemente come l'impronta indelebile del terroir riesca a marchiare il vino anche a prescindere dalla mano dell'uomo che si avvicenda a produrlo.

Forse questa è stata la lezione più importante.

Antonio Lagravinese